拍品专文
Esponente di spicco nel clima artistico milanese degli anni Sessanta, Agostino Bonalumi impronta fin da subito un percorso produttivo fortemente innovativo.
L'influente amicizia con Lucio Fontana lo porta a investigare le possibilità dello spazio spingendosi alla ricerca di una dimensione che non è più quella strettamente pittorica.
Le tele di Bonalumi si proiettano oltre la superficie piana, in marcate estroflessioni che invadono lo spazio antistante raggiungendo quello dello spettatore e alterandone la percezione.
Nero, realizzato nel 1968, è un ottimo esempio di tale sperimentazione intrapresa dall'artista. Curve estroflesse si impongono sinuose in rilievo a partire dalla base piana dello sfondo, in un gioco di pieni e vuoti e forme convesse ritmicamente alternate.
L'opera non è simmetrica nella forma ma armoniosamente orchestrata in un incastro tridimensionale di luci e ombre. Il tutto svolto in una rigorosa monocromia.
L'uso del nero dona eleganza e intensità alla composizione legando la superficie pittorica e il supporto in un'indistinguibile creazione che va oltre il concetto di pittura e quello di scultura.
Il colore per Bonalumi ha un'importanza basilare nelle sue produzioni. È il colore che "diviene forma" (A. Bonalumi, 2004) e diventa struttura. Basti pensare all'usanza dell'artista di intitolare le opere a partire dal colore: in questo caso Nero.
"Il nero accentuando a profondità l'ombra, dal rapporto colore-sorgente luminosa-ambiente, esprimendo la forma, dinamica nel proporsi in avanti e ritrarsi della struttura organica, maggiormente, o forse soltanto diversamente che nel bianco porta a pensare (tensione intuitiva) un intimo interno e un fuori: un dentro che sembra attrarre lo spazio esterno nell'approfondirsi dell'ombra: accensione ancora di apparenza: immagine.
Bianco, Nero: gli altri colori sono passaggi tra gli estremi." (A. Bonalumi, 2004)
Queste realizzazioni vengono definite dall'artista Pitture-Oggetto, e quella che potrebbe essere considerata la loro semplicità visiva ed estetica è la chiave di un largo apprezzamento da parte del pubblico. Un dipinto che stimola non solo la vista, ma anche il desiderio scultoreo del tatto.
L'influente amicizia con Lucio Fontana lo porta a investigare le possibilità dello spazio spingendosi alla ricerca di una dimensione che non è più quella strettamente pittorica.
Le tele di Bonalumi si proiettano oltre la superficie piana, in marcate estroflessioni che invadono lo spazio antistante raggiungendo quello dello spettatore e alterandone la percezione.
Nero, realizzato nel 1968, è un ottimo esempio di tale sperimentazione intrapresa dall'artista. Curve estroflesse si impongono sinuose in rilievo a partire dalla base piana dello sfondo, in un gioco di pieni e vuoti e forme convesse ritmicamente alternate.
L'opera non è simmetrica nella forma ma armoniosamente orchestrata in un incastro tridimensionale di luci e ombre. Il tutto svolto in una rigorosa monocromia.
L'uso del nero dona eleganza e intensità alla composizione legando la superficie pittorica e il supporto in un'indistinguibile creazione che va oltre il concetto di pittura e quello di scultura.
Il colore per Bonalumi ha un'importanza basilare nelle sue produzioni. È il colore che "diviene forma" (A. Bonalumi, 2004) e diventa struttura. Basti pensare all'usanza dell'artista di intitolare le opere a partire dal colore: in questo caso Nero.
"Il nero accentuando a profondità l'ombra, dal rapporto colore-sorgente luminosa-ambiente, esprimendo la forma, dinamica nel proporsi in avanti e ritrarsi della struttura organica, maggiormente, o forse soltanto diversamente che nel bianco porta a pensare (tensione intuitiva) un intimo interno e un fuori: un dentro che sembra attrarre lo spazio esterno nell'approfondirsi dell'ombra: accensione ancora di apparenza: immagine.
Bianco, Nero: gli altri colori sono passaggi tra gli estremi." (A. Bonalumi, 2004)
Queste realizzazioni vengono definite dall'artista Pitture-Oggetto, e quella che potrebbe essere considerata la loro semplicità visiva ed estetica è la chiave di un largo apprezzamento da parte del pubblico. Un dipinto che stimola non solo la vista, ma anche il desiderio scultoreo del tatto.